Revenge porn: parliamone
La violenza non é solo quella fatta di calci e pugni ma come abbiamo sempre ripetuto, gli abusi perpetrati nei confronti delle donne da uomini che le considerano una loro proprietà, sono tantissime.
Avete presente quei meme molto simpatici sugli iceberg che girano su instagram? Ecco oggi parliamo di violenza psicologica, quella che si attua attraverso il revenge porn o vendetta pornografica.
Il termine indica la diffusione di foto o video a sfondo sessuale con l’intento di distruggere la reputazione della vittima (statisticamente le vittime sono in maggioranza donne e/o minori ) che in alcuni casi arrivano anche a suicidarsi.
“Dovete stare attenti quando si tratta di foto, il mondo é cattivo, perché lo fate? etc. etc ”
Certo tutto può essere vero secondo il proprio metro di giudizio e la prudenza non é mai troppa ma nessun ex fidanzato, conoscente o chicchesia ha il diritto di divulgare senza il consenso dell’altra persona foto o video sessualmente espliciti perché non gli appartengono e non lo diciamo noi di Parità&Diritti ma lo dice la legge sul Codice Rosso:
“Chiunque invii, consegni, ceda, pubblichi o diffonda immagini o video di organi sessuali o a contenuto sessualmente esplicito destinati a rimanere privati, senza il consenso delle persone rappresentate, è punito con la reclusione da uno a sei anni e multa da 5.000 a 15.000 euro. La stessa pena si applica a chi, avendo ricevuto o comunque acquisito le immagini o il video, li invia, consegna, cede, pubblica o diffonde senza il consenso delle persone rappresentate al fine di recare loro nocumento”
Parliamoci chiaro. Il problema é solo uno ed é culturale: avere una vita sessuale a 360° in Italia scandalizza ancora e se ad averla é una donna ancora di più.
La vicenda di cui parleremo é ormai nota a tutti: una ragazza di Torino che tre anni fa è stata licenziata dalla sua scuola dopo la diffusione di immagini intime private da parte del proprio ex fidanzato.
Aggiungiamo che nel caso di Torino la vittima era una maestra; la ” tutrice dell’educazione di ragazzi” sostanzialmente era una bomba ad orologeria pronta ad esplodere.
Parte tutto dall’ex fidanzato che condivise nella chat del calcetto delle foto intime che finirono sotto gli occhi di uno dei papà degli alunni, che le condivise con la moglie la quale giudicò i comportamenti PRIVATI della maestra ( ma tipo urliamolo ) scorretti e immorali e che lei non poteva immaginare che la maestra dei propri figli facesse quelle “cose”.
Appurato che nessun contratto lavorativo vi imporrà di non fare sesso o vivere la propria vita sessuale come più vi piace ( nei limiti imposti dalla legge naturalmente) per questi genitori
“Pensare che la maestra dei propri figli facesse sesso e che avesse una vita privata é stato troppo”.
Questa brutta storia finisce con la direttrice dell’istituto che, invece di denunciare l’accaduto e sostenere la giovane, ha fatto di tutto per allontanarla costringendola al licenziamento.
Quello che seguirà é un lungo procedimento penale che porterà alla condanna della dirigente scolastica a un anno e un mese di reclusione per diffamazione e violenza privata ( con la condizionale), 12 mesi di reclusione a una delle due mamme, in un processo parallelo con rito abbreviato 8 mesi ad un’altra collega della maestra ed l’assoluzione del marito di una delle due mamme.
La direttrice si difende sostenendo che sia una “storia raccontata male” ma l’accusa ha dichiarato che invece é stata una vera é propria gogna nei confronti della giovane.
Noi vogliamo dare spazio alle parole della vittima che nonostante la giovane età é riuscita ad essere forte ed affrontare tutti: “Quel che è fatto è fatto e il danno non si cancella. Ma almeno con questa sentenza è emersa la verità, mi é andata bene”
Non tutti però hanno la stessa forza della maestra di Torino, il trauma e il dolore sono vissuti in maniera differente da ogni persona.
Sì.. oggi é andata bene all’ennesima donna.
Domani?
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